Le Fonti Latine su San Nicola Anteriori al X secolo. Gerardo Cioffari (Bary, Italia)
Questo studio é un'indagine sui piú antichi testi letterari latini su San Nicola. L'intento non é quindi di offrire una panoramica della diffusione del culto del Santo in Occidente (omette qualsiasi riferimento all'iconografia e all'architettura). Scopo dell'autore é di eliminare un vecchio pregiudizio secondo il quale i testi latini cominciano con Giovanni Diacono di Napoli (ultimo ventennio del IX secolo). Un pregiudizio agevolato dalla scelta editoriale e bibliografica dei Bollandisti di aprire la serie dei testi latini (Bibliotheca Hagiographica Latina) proprio con Giovanni Diacono; cosa che ha indotto in errore anche scrittori dotati di una certa rigorosità scientifica.
Il criterio di fondo che guida il presente studio é la distinzione fra antichità del manoscritto (aspetto paleografico filologico) e antichità del testo originale. Per individuare quest'ultimo la paleografia e la filologia sono assolutamente inadeguate: é necessaria la conoscenza dei piú piccoli dettagli storici, che si possono riscontrare soltanto negli storici minori (ad esempio, Eunapio e Zosimo).
Il piú antico testo latino pervenutoci é contenuto nel primo Passionano romano successivo a Gregorio Magno (640 circa, ma il manoscritto piú antico é del IX secolo (Codex Augiensis XXXII, Landesbibliotliek in Karlsruhe, fol. 32r–33r, e Vat. Palatinus Lat. 846, fol. 139r–140v). Trattasi della Praxis de stratelatis, che Anrich e i Bollandisti datano al VI secolo, ma che va datata al IV secolo per i dettagli che solo uno scrittore del IV secolo poteva conoscere (vedi Eunapio e Zosimo per il carattere di Ablavio e il richiamo ad atti magici, vedi Zosimo per la rivolta di Nepoziano che si autoproclama imperatore nel 350). Il biografo di San Nicola, che scriveva prima del 350, é un fautore di Nepoziano e ne parla molto bene. Uno scrittore del VI secolo o ignorava del tutto chi era Nepoziano o avrebbe detto di lui tutto il male possibile.
Fondamentale anche la storia narrata da Agnello nel Liber Pontificalis di Ravenna, ascoltata da testimoni oculari e risalente all'anno 757 (l'arcivescovo di Ravenna Sergio imprigionato dal papa Stefano II, si prostró dinanzi all'altare di San Nicola pregando a lungo, fu poi liberato dal papa Paolo I). É una comprova della diffusione della Praxis in Italia con San Nicola nella veste di protettore dei carcerati.
Nella stessa linea vanno i martirologi storici del IX secolo, e soprattutto quello di Rabano Mauro, autorevole scrittore tedesco della prima metá del IX secolo. Non é tanto il fatto che anche Rabano Mauro scriva di San Nicola nel suo martirologio (cosa nota a tutti), quanto lo spazio assolutamente eccezionale (riservato a pochissimi santi) dedicato alla sua storia.
Al IX secolo sono attribuiti almeno due inni liturgici editi dall'Ozanam.
E finalmente, sul finire del IX secolo, compare la Vita classica di San Nicola in latino, quella di Giovanni Diacono (che nel Catalogo dei Bollandisti é messa al primo posto). Questa Vita, che dipende quasi del tutto dalle Vite greche di Michele Archimandrita e Metodio di Siracusa, benché sia molto posteriore a tutti i testi latini di cui si é parlato, é certamente quella che ebbe la piú grande diffusione in occidente, con oltre un centinaio di manoscritti medioevali. In essa ancora non si riscontra la fusione e confusione fra Nicola di Mira e Nicola di Pinara.
